Ciņ sia detto per tutte queste fazioni dal 927 al 929.
384 Ibn-el-Athīr e Nowairi, ll. cc. Prendo la data dalla Cronica di Cambridge, l. c., an. 6436 (1° settembre 927 a 31 agosto 928), ove credo si debba leggere Otranto in vece di Zarniwah, che fu messo a caso nelle edizioni precedenti. Otranto si legge chiaramente negli altri due autori citati.
385 Si vegga la nota 3, a pag. 173 di questo volume.
386 Il Baiān, sola sorgente di questo fatto, adopera la voce thiāb, plurale di thaub; e significherebbe vestimenta, in generale, ovvero, secondo l'uso moderno d'Egitto, un camicione che le donne soglion mettere sopra tutti gli altri abiti quand'escono fuor di casa: una specie di dominņ. Si vegga Dozy, Dictionnaire détaillé etc., p. 106. Ma Ibn-Haukal parlando appunto di Napoli, come si vedrą nella nota seguente, usa la stessa voce al singolare e al plurale, nel significato certissimo di tela di lino in pezza. Le pezze che valean da cinque a secento lire ciascuna non faceano ingombro: e cosģ interpretato parrą pił verosimile questo passo del Baiān.
387 Ibn-Haukal, testo arabico, nella mia Biblioteca Arabo-Sicula, p. 10, 11, cap. IV, § 2. Probabilmente questo infaticabile viaggiatore andņ a Napoli poco prima o poco appresso di Palermo, ove si trovņ l'anno 362 dell'egira (972-3). Ibn-Haukal dice aver veduto egli stesso a Napoli questi bellissimi tessuti di lino, che da un'altra espression del testo possiam supporre anco ricamati ovvero operati a damasco. Ogni thaub, lungo 100 dsira' e largo da 10 a 15, si vendea pił o meno 150 robā'i, o vogliam dir quarteruoli d'oro.
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