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      532 Veggansi: Libro II, cap. V, VI, VII, IX, X, e tutto il libro III. Prendendo a caso qualche esempio in Ibn-el-Athîr, si trova il titolo di emir di Sicilia negli anni 835, 851,882, 895, 925; frammessovi talvolta il titolo di wâli, e chiamandosi sempre l'oficio waliato. Così negli altri annalisti musulmani. Il Bâian dà nell'835 il titolo di Sâheb, del quale si è detto a suo luogo.
      533 Wenrich, Commentarii, lib. I, § 229, p. 269. I passi ch'ei cita dell'opera del barone De Hammer su la Costituzione dell'impero musulmano doveano farlo accorto del vero; tanto più che De Hammer gli forniva il nome di un emir di Sicilia nell'880; e che egli stesso ne avrebbe potuto vedere molti altri nei testi arabici. Ne uscì scrivendo: Utcumque vero rex se habuerit, id certe constat dignitatem illam in Hasani Calbitæ familia, hereditario quasi jure postmodum remansisse. E col quasi sdrucciolò su quell'altro intoppo dell'oficio rimaso per un secolo nella medesima famiglia.
      534 Lo stesso punto di diritto pubblico si trattò per l'Affrica propria nel 361 (971-72), allorchè Moezz, trapiantando la sede in Egitto, dovea non ristorare ma instituire l'emirato nella provincia. Proffertolo ad un Gia'far-ibn-Ali di schiatta arabica, questi domandò pien potere nella elezione dei magistrati, nell'amministrazione della finanza e in ogni altro atto di governo; senza obbligo di render conto dell'azienda nè di aspettare l'approvazione del califo per mandare ad effetto i provvedimenti. Moezz gli rispose in collera che volea farsi principe in vece di lui.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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