123. Portava l'altro nome, al certo anteriore, di Ghirān-ed-dekīk ossia "Le grotte della Farina." Al tempo di Fazzello ne avanzavan ruine e si chiamavano il Casalino; De Rebus Siculis, deca I, lib. X, cap. 1. Su l'abbadia che fu in parte distrutta dai tremuoti del 1693, si veggano, oltre il Fazzello, i diplomi del XII secolo presso Pirro, Sicilia Sacra, p. 396, 456, 977, 1004. Si riscontri D'Amico, Lexicon Sicilię Topograficum, tomo II, alla voce Maniacis.
950 Si confrontino: Cedreno, tomo II, p. 522, Vita di San Filareto, l. c.; Malaterra, lib. I, cap. 4; Cronica di Roberto Guiscardo, presso Caruso, Bibliotheca Sicula, p. 832, lib. I, cap. V, p. 266, della versione francese. Questa Cronica dą molto diversa, e manifestamente imaginaria, la postura dei luoghi e le circostanze della battaglia. Al par che Malaterra la dice guadagnata dai soli Normanni. La data si scorge dall'ordine in che pone questo fatto il Cedreno nel 6548 (1039-1040) e dal ritorno del Catapano Doceano in Terraferma di novembre 1040.
Secondo il monaco Nilo, il tiranno de' Barbari (Abd-Allah), dopo la fuga a cavallo, se ne tornņ in Africa su picciolo legno e ridusse a casa le reliquie dell'esercito. Cedreno narra che il capitano cartaginese fuggendo giunse alla spiaggia, donde, montato sur una barchetta riparņ in Affrica; facendo mala guardia su la costiera l'ammiraglio bizantino, cui Maniace avea raccomandato d'impedir la fuga. Chi suppose cosģ fatta precauzione di Maniace, ignorava al certo che Traina giace a pił di trenta miglia dal mare e che sorgevi di mezzo l'altissima giogaia di Caronia.
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