Ho seguito a preferenza il Malaterra, la cui narrazione è più verosimile e s'incatena meglio con gli altri fatti.
954 Cedreno che narra più distinto questo fatto, suppone fuggito il capitan musulmano a dirittura verso l'Affrica, e che Maniace si adirò tanto con l'ammiraglio perchè appunto gli avea commesso di guardar ben la costiera che nessuno campasse da quella via. La postura di Traina, la testimonianza del monaco Nilo e quella degli annalisti arabi che ho notato di sopra (pag. 388, nota 1), dimostrano che la colpa fu d'averlo lasciato imbarcare in qualche punto della costiera e navigare verso Palermo. Indi ho notato i due luoghi nei quali più probabil è ch'egli entrasse in nave. Evidentemente Cedreno e il monaco Nilo presero il principio e la fine della fuga d'Abd-Allah e trascurarono i fatti intermedii, che soli possono spiegare la collera di Maniace.
955 Cedreno, tomo II, p. 522, 523.
956 Fazzello, deca I, lib. IV, cap. I, afferma senz'altra prova, che Maniace edificò il castello, e aggiugne ch'ei fe' gittare in bronzo i due arieti i quali stettero in su la porta del castello fino al 1448, quando piacque ad un marchese di Geraci d'adornarne un suo palagio a Castelbuono. Confiscati per ribellione d'un altro marchese di Geraci, gli arieti vennero in Palermo; si tramutarono d'uno ad altro edifizio; e fino al 1848 si videro in una sala della reggia. Ma, presa questa dal popolo, un degli arieti si trovò spezzato, com'e' par da una palla di cannone; e il Comitato di governo collocò l'altro nel Museo dell'Università. La fattura mi sembra antica più tosto che bizantina.
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