Leone vescovo di Catania è soscritto in una decretale del patriarca di Costantinopoli del 995, di cui il Pirro, Disquisitio de Patriarca Siciliæ, § VII, n° 5. Umberto monaco in Lorena, è sottoscritto col titolo di arcivescovo di Sicilia nel concilio romano del 1049; sul quale si vegga il Pirro, p. 51, e le autorità citate dal Martorana, Notizie Storiche dei Saraceni Siciliani, tomo II, p. 217, note 133, 134.
995 Si vegga il Lib. III, cap. VIII, p. 172 di questo volume. Non facciamo parola del vescovo Ippolito, non sapendosene appunto il tempo.
996 Si veggano le autorità citate poc'anzi, p. 396, nota 5. I Normanni non fecero conto dell'arcivescovo greco più che d'un imam di moschea; e certo non gli dettero un titolo ch'ei non avesse. La corte di Roma non solo lo riconobbe a Nicodemo ed agli arcivescovi normanni, ma n'avea già investito a modo suo Umberto.
997 Si vegga il Lib. III, cap. XI, p. 214 di questo volume.
998 San Luca di Demona e San Vitale di Castronovo, dei quali or or discorreremo le vite, presero entrambi l'abito monastico a San Filippo d'Argira; e morirono in Calabria, l'uno il 993, l'altro, come si suppone, il 994. Dall'agiografia di San Vitale si scorge che in gioventù egli con altri frati dal monastero di San Filippo andò a Roma, e che, tornando dopo due anni in Sicilia, visse da romito su l'Etna rimpetto l'antico suo chiostro. San Luca di Demona era uscito dallo stesso monastero il 959 o poco prima. Però la cagione della partenza di entrambi par lo sgombero del monastero, il quale risponderebbe a un di presso ai fatti del Valdemone che narrammo nel cap.
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