Viene probabilmente da un rigo saltato nella copia in questo modo: "a Mazara e Trapani Abd-Allah-ibn-Menkūt ed a Castrogiovanni Ali-ibn-Ni'ma detto Ibn-Hawwāsci ec."
1032 All'assalto dei Normanni, il 1062, era venuto in soccorso di Messina il navilio palermitano. Diremo a suo luogo del navilio del principe di Sicilia che si trovņ il 445 (1053-4) a Susa rivoltata contro gli Zīriti.
1033 Nei due MSS. di Nowairi si trova Kelābi e Meklābi, ma la giusta lezione data da Ibn-Khaldūn č Meklāti, che differisce dall'ultima pei punti diacritici d'una sola lettera, e dalla prima per questi e per un picciol nodo che segna la m, e che facilmente sfugge alla vista in una scrittura frettolosa. D'altronde Ibn, o Ben, Meklāti, risponde al Benneclerus di Malaterra (lib. II, cap, 2, 3), il quale scrisse probabilmente Benmecletus.
Nella Kharida d'Imād-ed-din, MS. di Parigi, Ancien Fonds, 1375, fog. 36 verso, abbiamo tre lamentevoli versi del poeta siciliano, il Kāid Abu-l-Fotūh figliuolo del Kāid Bedīr (o Bodeir) Sened-ed-dawla, Ibn-Meklāti ciambellan del sultano. Trovandosi nel capitolo tolto da Ibn-Kattā', erudito e filologo siciliano che morģ nel principio del XII secolo, Bedīr o il figliuolo č probabilmente il signor di Catania. Il sultano del quale egli si intitolņ Hāgib, (ciambellano) col soprannome di "Base dell'Impero," pare Simsām, che in sua misera condizione tenesse corte e desse titoli.
In ogni modo Meklāta era tribł berbera e forse ramo di Kotāma, come si legge in Ibn-Khaldūn, Histoire des Berbčres, versione di M. De Slane, tomo I, p. 172, 227, 294, e tomo II, p. 237.
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