1061 Il Mo'gem ha Giālisuh; e un diploma arabo e latino del 1182 per la chiesa di Morreale, ha nell'arabico Giālisū, e nel latino (al genitivo) Jalcii: che pare trascrizione di alcun dei chierici francesi che in quel tempo venivano a mettersi in prelatura in Palermo. Il vero nome sembra l'italiano "Gelso" che ritien tuttavia quel podere. Nel secolo XII si noverava tra i villaggi, come si vede dal detto diploma. Qual maraviglia dunque che nell'XI fosse stata, come dice Iakūt, «cittą nello interno della Sicilia?» Il sito risponde a tramontana di Corleone.
1062 Nel X secolo era cittadella o cittą distinta da Palermo e contigua, come si vede da Ibn-Haukal, p. 296 del presente volume. Gli Arabi d'Affrica teneano cittą distinte Mehdia e Zawila, Kairewān e Mansuria, poco pił o poco men distanti che Palermo e la Khalesa nel X secolo. La distinzione era ragionevole, sģ per la importanza delle popolazioni, e sģ per l'agevolezza di mantenersi in una cittą, quando l'altra fosse occupata dal nemico. Iakūt avverte che ai tempi suoi, al dir d'un Abu-Hasan-ibn-Bādis, la Khalesa era quartiere dentro la cittą di Palermo.
1063 Messina nello stesso articolo del Mo'gem č detta prima boleida e poi medina. Quest'ultimo in un libro attribuito falsamente a Tolomeo; il primo senza citazione. Se si riferisse ai tempi in cui Messina par mezzo abbandonata? Si vegga il Lib. II, cap. X, p. 427 del volume I.
1064 Mīlās nel Mo'gem č data come villaggio; nel Merāsid come cittą. Vi si legge inoltre Milās «forte rōcca su la spiaggia» che potrebbe essere l'attuale Mili nello Stretto di Messina, o piuttosto variante d'ortografia, come Katāna e Katānīa.
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