1177 Presso di Gregorio, p. 164, 165, 166. I due primi non si possono interpretare senza più esatti disegni. Nell'ultimo, il secondo rigo, mal deciferato dal Di Gregorio, nè ben corretto da Fraehn, Antiquités Mohammed., tomo I, p. 15, va letto: (Iddio vivente) "stante" e poi la sentenza del Corano, sura XXXII, v. 21, (voi avete) "nell'inviato di Dio, un bel conforto. Questo è il sepolcro d'Abu-Bekr..."
1178 Presso Di Gregorio, p. 171, il quale sbagliò tutto, fuorchè una formola e la data. Va letta così: ... (Benedica) Iddio al profeta Maometto e sua schiatta..... (Chi spende il proprio avere in servigio) di Dio, fa come l'acino di frumento, dal quale germoglian sette spighe....... (Iddio prospera) cui vuole: immenso egli è e sapiente [sura II, verso 263]........ (sepolcro di)...... ibn-Hosein, Rebe'i (?), Fâresi.... morto.... l'anno 417 (1026).
1179 Presso il Di Gregorio, p. 141. La leggenda mal trascritta dal Di Gregorio è "Nè (spero) aiuto che in Dio," sentenza tolta dal Corano, sura XI, verso 90.
1180 Pubblicata da Lanci, Trattato delle simboliche rappresentanze, tomo II, p. 25.
1181 Un lucido di questa iscrizione ch'era messa da architrave in una finestra, mi fu mandato il 1853 dai signori Agostino Gallo e Saverio Cavallari. Sendo inedita, mi par bene darne la versione: «In nome del Dio clemente e misericordioso; che Iddio benedica al profeta Mohammed e sua schiatta. "Ogni anima assaggerà la morte, nè avrete vostro guiderdone che il dì della Risurrezione. Chi sarà campato dal fuoco e introdotto nel Paradiso, sarà allor felice: perchè la vita di quaggiù non è altro che roba d'inganno.
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