1197 Il dirhem, peso, parte aliquota dell'ukīa (uncia) e differente secondo i paesi, si adoperava esclusivamente per l'argento. Dal peso in argento nacque la denominazione di moneta ch'era usata fin dai tempi di Maometto; e rimase sola moneta nisāb, ossia legale, in che si ragionava la decima, il prezzo del sangue ec. Il dirhem, moneta effettiva, fu poi diverso.
Or il robā'i tornava a tre dirhem nisāb, poichč il dinār si ragionņ dodici. Naturalmente gli Arabi di Sicilia, nel commercio, chiamavan quella moneta d'oro "un tre dirhem," e nell'uso bastava dire trāhīm al plurale. Il vocabolo tari, introdotto in tal modo presso gl'Italiani di Napoli e poi presso i Normanni e Italiani di Sicilia, restņ denominazione di moneta d'oro; mentre da un'altra mano i Normanni di Sicilia, usando il sistema degli Arabi, ebbero il dirhem moneta ed anche il dirhem, o tari, peso di argento. Indi la voce tari-peso o trappeso. Spariti con la dinastia normanna i tari d'oro, la voce tari restņ come denominazione di peso e moneta d'argento. Gli eruditi del secolo passato arrivarono, dopo molti errori e ricerche, a distinguere i tari dei diplomi antichi da quei che aveano alle mani e che valeano quasi la quarta parte dei primi, cui chiamarono per questo tari d'oro. Il dotto Conte Castiglioni sbagliņ, come parmi, negando cosiffatta etimologia della voce tari.
1198 Tarīkh-el-Hokemā. Ho accennato nel Libro III, cap. V, p. 100 del volume, l'articolo sopra Empedocle. Il testo di tutti gli estratti di Zuzeni č ormai pubblicato nella Biblioteca Arabo-Sicula, p. 613, seg.
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