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      Ed ecco arrendevole a te il corallo, pietra che l'è, forte e schiva al tratto.
      Un'altra volta, avendo fatto Afdhal condurre un canale infino al villaggio di Karâfa presso il Cairo, il cadi che possedea quivi una casa ed un orto, gli domandò l'acqua per la casa. Il fece in sette versi, nei quali descrivendo gli alberi intristiti del suo giardino, conchiude così:
      All'udire il lamento del bindoli (sul canale, gli alberi) dicono con favella d'afflitto innamorato:
      Veggo l'acqua ed ardo di sete, ma ahimè non ho modo di andarvi a bere.
      V'han di lui pochi altri versi erotici.
      1280 Hagi-Khalfa, edizione Flüegel, tomo IV, p. 398, n° 8978. Ibn-Ge'd è chiamato sceikh, cioè dottore, e imâm, cioè principe, onoranza che già dai capi di scuola scendeva ai dotti di minor nota.
      1281 Mo'gem nella Biblioteca Arabo-Sicula, testo, p. 114.
      1282 Hagi-Khalfa, edizione di Fluëgel, tomo VI, n° 13,437, p. 265.
      1283 Si vegga il cap. XIII di questo Libro, p. 433, nota 6.
      1284 Mogtehid, come si è detto altrove, significa "dottore che cava dall'analogia e dalla ragione novelli assiomi o corollarii dì giurisprudenza."
      1285 Così traduco rekâik, plurale di rekîka, litteralmente "sottilità." Il significato tecnico è: "virtù di intelletto, di studio e di costumi che innalza l'uomo sì che s'avvicini alla divinità."
      1286 Citato da Iakût, nel Mo'gem, articolo Sementâr che si vegga nella Biblioteca Arabo-Sicula, testo, p. 113, 114. Oltre Ibn-Kattâ', l'autore del Mo'gem si riferisce ad un Mohibb-ed-dîn-ibn-Niggiâr, che alla sua volta allegava Abn-Hasan da Gerusalemme.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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