Parte di coteste descrizioni, mancanti nel Diwān d'Ibn-Hamdīs, son date da Nowairi in un volume della Enciclopedia, MS. di Leyde, n° 273, e ne occorrono sovente in varie raccolte enciclopediche, per esempio il Giāmi'-el-Fonūn, di Ahmed Harrāni, autor del XIII secolo, MS. di Parigi, Ancien Fonds, 367, fog. 18 verso e 39 recto.
1452 "Come se scaldi specchio di pece, (vedi) il rosso del fuoco camminar su quella negrezza." Da Scehāb-ed-dīn-Omari nel Mesālik-el-Absār, volume XVII, MS. di Parigi, Ancien Fonds, 1372, fog. 76 verso.
1453 La Kasida dedicata a Iehia-ibn-Temīm, principe di Mehdia, comincia con questo verso:
Č fiamma questa che squarci le tenebre della notte, o la lampade il cui fuoco (si alimenta con) l'acqua dell'uva?
Ovvero sposa che comparisca alta sul seggio ec.
Diwān, nella Biblioteca Arabo-Sicula, p. 572.
1454 Nella parafrasi di queste ed altri squarci d'Ibn-Hamdīs non aggiugnerņ nulla del mio. Tradurrņ fedelmente, ma scorcerņ, e trasporrņ, studiandomi a rendere il manco male che io possa il colorito dell'originale.
1455 Questo vocabolo furbesco si usa tuttavia in Sicilia; e chi sa se venne dagli Arabi? Forse nacquero da quella espressione figurata i nomi di moscato e moscatello.
1456 Dinān, plurale di denn, orcio lungo che finisce aguzzo.
1457 Cioč l'otre di pelle di gazzella che serviva a portar l'acqua.
1458 Diwān, nella Biblioteca Arabo-Sicula, testo, p. 548 e seg. Questa Kasīda comincia coi versi:
L'anima sfogņ tutte voglie in gioventł, e la canizie le ha recato suoi ammonimenti.
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