Così il bambino senza mamma e la mamma senza bambino divennero anche più amici del primo giorno.
Oramai, ogni volta che la donna andava all'ospedale, si fermava a lungo presso il letto del bambino: rifornivano insieme l'esercito di carta, se le guerre ne avevano diradate le file, e insieme ragionavano di battaglie, di artiglierie, di uniformi, e di quei grandi cartoni che si trovano a vendere in certi negozii di balocchi, con fucile, sciabola, giberna e cheppì grandi quasi quanto i veri... Ma son cose che costano; e un malatino, a letto, che se ne farebbe? Tante volte, però, fa piacere parlar di balocchi, anche se non sono nostri, perchè le cose belle son sempre belle, ed è bene che ci sieno, al mondo, e che qualcuno almeno ne goda.
Una domenica, la donna trovò il bambino disteso, quieto quieto, sotto le coperte. Gli avevano fatto l'operazione, e non poteva muoversi: si sentiva come stanco, ma non aveva tanti dolori, diceva.
E i tuoi soldati?
- domandò la donna, tanto per dir qualche cosa: "Avranno fatto la pace, in tanto..."
Oh, no!
- rispose il bambino: "Le battaglie, ora, le penso."
È vero; anche pensando si può giocare!
- disse la donna; e allora, per aiutare il suo piccolo amico, cercò di farsi tornare alla mente, tutta per filo e per segno, la novella dell'intrepido soldatino di stagno che aveva letta, una volta, in un libro.
Il malatino ascoltava avidamente, e gli occhioni intenti parevano farsi più grandi nel piccolo viso patito.
Ne sai altre?
domandò, appena la raccontatrice ebbe finito, senza dire nemmeno una parola sulla prima novella.
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