.. - in verità che pochi grandi hanno trovato di meglio, per raffigurare, non l'arte dell'Andersen soltanto, ma ogni vera poesia che scenda ad illuminare le miserie, i dolori, la pietà di questo basso mondo. Pensai allora che le novelle, un po' liete e un po' tristi com'è un po' lieta e un po' triste la vita, potevano servire ad altre mamme, per altri bambini; e raccogliendone qui alcune, mi lasciai guidare nella scelta dall'esperienza della donna vestita di nero e dai gusti del suo piccolo amico.
Chi lascia la storia come l'ha trovata, dicono gli Inglesi, è ben povero novellatore. Ma io sarei troppo contenta se, raccontando queste novelle ai bambini italiani, non le avessi sciupate; se mi fosse riuscito di conservare, anche in parte, la ingenua grazia, la semplicità, la freschezza, il delicato umorismo dell'originale danese. Ho cercato, sin nella meticolosa punteggiatura, di preparare un libro da leggere ad alta voce, in famiglia. La lettura fatta insieme con la mamma o con la sorella maggiore sodisfa, meglio di ogni lezione, un vero bisogno del bambino; quel bisogno di simpatia intellettuale, che il povero vecchio fanale della novella1 conosceva quanto lo Spencer. Il bambino vuol che anche altri veda e senta quel che più lo colpisce, quel che gli piace di più; e la mamma lo sa, sin da quando lo tiene in collo ed egli le accosta al viso il balocco od il cantuccio di pane succiato che ha in mano; sin da quando, in giardino, egli dà le prime incerte corsettine, per farle vedere la foglia che ha strappata, il sassolino che ha raccattato, e per farle dire ad ogni costo che è bello.
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