In vero, quando, lui vivo, gli fu eretto in patria un monumento che lo raffigura in atto di raccontare una novella ai bambini che ha d'intorno, l' Andersen si dolse: "O perchč soltanto bambini? Io non ho scritto per i bambini soltanto..."
No, egli ha scritto per tutti; ha scritto per quel "fanciullino" che vive ancora, grazie a Dio, nell'anima di noi tutti, e dell'anima č la purezza e la poesia.
D'altra parte, - Anatole France lo ha detto mirabilmente, - per farsi intendere dai fanciulli, nulla v'ha di meglio del genio. "Se scrivete per i fanciulli, non vi fate una maniera speciale: pensate bene, scrivete bene - č l'unico secreto per piacere ai piccoli lettori... Lo stesso Robinson Crusoe, ch'č da un secolo il libro classico della fanciullezza, non fu gią scritto a suo tempo per i fanciulli, ma per gli uomini: per i gravi mercanti della city di Londra e per i marinai di Sua Maestą. L'autore vi ha messo tutta l'arte sua, la sua rettitudine, il suo vasto sapere, la sua esperienza... E si vede che tutto ciņ č nč pił nč meno di quel che ci vuole per divertire quattro monelli di scuola!"2.
I fanciulli provano anzi generalmente certa istintiva repugnanza a leggere i libri scritti apposta per essi. Troppo spesso rimasero delusi; chč certi scrittori, per mettersi a portata delle giovani menti, si credono di dover tornar bambini, "senza l'innocenza e senza la grazia." Nulla, in vece, annoia tanto il fanciullo quanto le fanciullaggini degli adulti. Il piccino spera sempre che i grandi lo prendano in collo, e lo sollevino all'altezza della finestra, per guardar fuori, quel che da sč non arriva a vedere, l'ignoto, il nuovo di cui ha sete, il mondo, in somma, "il mondo che nasce per ognun che nasce al mondo.
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