.. di essere dietro al sipario di un teatrino di burattini. Ah, i burattini!... Erano la sua grande passione: se li fabbricava, ne cuciva, ne mutava e rimutava i vestiti, faceva recitar loro lunghi drammi spettacolosi e tragedie terribili, accozzando insieme quel che frullava nel suo cervellino e quel che vi era penetrato nel dormiveglia, mentre stava dietro alle cortine del lettone e udiva suo padre declamare le commedie di Ludovico Holberg, ch'č il Goldoni danese, o leggere le Mille e una notte e le favole del La Fontaine.
Perchč suo padre non avrebbe fatto che leggere e studiare, in vece di lavorare da ciabattino. S'era rassegnato a imparare il mestiere quando il nonno Andersen era impazzito e l'avevan dovuto rinchiudere nell'ospizio dei poveri: ma non lavorava volontieri, e per ciō gli affari gli andavano sempre male. La nonna era una cara donnina, dai miti occhi azzurri, cosė piccina, che un soffio l'avrebbe atterrata, cosė forte, che la sventura non valse a turbarne la pacata dolcezza di modi, nč a spegnerne il sorriso. Essa coltivava un piccolo giardino, presso l'ospizio dove suo marito era ricoverato, e la domenica portava al nipotino Hans grandi mazzi di fiori, ch'egli cercava di conservare pių a lungo che poteva, con ogni cura. Due volte l'anno, la nonna usava bruciare i rifiuti del giardinetto, in un grande sterrato dell'ospizio; ed il piccolo Hans andava ad aiutarla, e ad assisterla al rogo del fiori morti e dell'erbe secche; e in quei giorni all'ospizio mangiava un po' meglio che non mangiasse di solito a casa.
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