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      Gli occhi profondamente incavati, piccoli ed irrequieti, pareva si sforzassero di uscire dall'ombra del naso enorme; il collo era tanto lungo e sottile, che fuor dalla sciarpa di lana ravvoltagli attorno per un numero inverosimile di giri, ne avanzava sempre una spanna.
      In vita sua, Madama Schall non aveva mai sentito nominare il vecchio Iversen, autore della lettera di raccomandazione; e quando il giovinetto le disse di volersi dedicare al teatro, arrischiò una domanda "Scusi: ma che parte vorrebbe recitare?"
      Vorrei una parte nella Cenerentola!
      - disse il ragazzo, che nella Cenerentola, a Odense, aveva figurato quale comparsa. E subito, per dare un'idea della sua abilità, si tolse gli stivali, brandì il suo cappellone a guisa di tamburello, e improvvisò una danza così grottesca, che la signora, spaventata, si affrettò a congedarlo. Qualche anno dopo, gli confessò di averlo preso per un pazzo scappato dall'ospedale.
      Andò dal direttore del Teatro Nazionale, e si ebbe in risposta "ch'era troppo magro per la scena..." E allora si sentì davvero solo e avvilito; e con queste prime delusioni incominciò per lui un periodo tristissimo, un periodo che somiglia alla terribile invernata del suo anitroccolo.
      I quindici rigsdaler, che formavano tutto il suo gruzzolo, eran sembrati da prima al ragazzo un tesoro inesauribile; ed egli s'era dato persino il lusso di andare al Teatro Nazionale, a sentire "Paolo e Virginia", ed a piangere sui casi loro tutte le sue lacrime. (Due buone donne, vicine a lui di posto nella galleria, l'avevano consolato, anzi, alla meglio, dandogli un po' del loro pane imburrato, e dicendogli: "che non era già una storia vera!


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





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