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      ) Ma un letto da dormire e un boccone da mangiare, in una grande città dove non conoscete un'anima, e dove nessuno vi dà nemmeno un bicchier d'acqua per piacere, costano assai cari: ed il gruzzolo del povero Hans sfumò ben presto.
      Che fare? Tornare a Odense, dandosi subito vinto? Hans preferì lottare, certo che la Provvidenza non l'avrebbe abbandonato. Andò da un falegname e si impiegò quale garzone: ma i modi e i discorsi degli altri operai lo disgustarono tanto, che non ci potè durare, e lasciò il posto sin dal primo giorno. Mentre girava le vie, e sentiva tutto il peso della sua solitudine, gli tornò alla mente di aver udito parlare, a Odense, di un Italiano, certo Siboni, nominato da poco direttore del R. Conservatorio di musica; e pensò di andar da lui.
      Quel giorno, erano a desinare dal maestro Siboni parecchi artisti e letterati, tra i quali il celebre poeta Baggesen (di cui il piccolo Tuk vi dirà qualche cosa) ed il compositore Weyse. Il povero Hans era così avvilito e turbato, che alla donna venuta ad aprirgli, non solo disse che supplicava il maestro di riceverlo, ma raccontò piangendo tutti i suoi guai. La donna, commossa, entrò in casa, e tornò con tutta la comitiva, curiosa di vedere questo strano postulante, che aveva tanta smania di apprendere la musica. Il maestro lo condusse in salotto, e gli provò la voce al piano. Poi, Hans recitò alcune scene di Ludovico Holberg, e alla fine, sopraffatto dalla coscienza della propria miseria, più che dalla commozione per il tragico brano che declamava, scoppiò in singhiozzi così veri e strazianti, che tutto l'uditorio applaudì freneticamente.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





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