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Se mai vi posso esser utile in qualche cosa, ricordatevi di dirmelo.
Grazie, Maestà; non saprei davvero che domandare.
L'Andersen era tutt'altro che ricco, perchè a quel tempo le sue rendite si riducevano a due lire il giorno, frutto de' suoi risparmi, oltre al modestissimo guadagno che gli procurava il lavoro letterario; e pure, quando il ministro Rantzau gli disse che il Re si sarebbe appunto aspettato che gli domandasse qualche cosa, se ne stupì:
Sarò anche sembrato uno sciocco; ma davvero non saprei che cosa desiderare.
In fatti, l'unico suo desiderio era di poter ogni tanto prendere il volo verso i paesi del sole; di poter passare ogni tanto le nostre Alpi, che gli apparivano "come le grandi ali ripiegate della terra." E le sue savie economie, non solo gli permettevano questo lusso, ma lo ponevano in grado, negli ultimi anni, di condur con sè qualche giovane amico - Jonas Collin juniore, per esempio, figlio del suo fratello di elezione Eduardo, o Nicolò Bogh, che pubblicò più tardi l'epistolario. Tornato in patria, datava poi le lettere "Dal freddo, dal fango, dalla nebbia..." e ognuno doveva capire che scriveva da Copenaghen!
La novella della sua vita non sarebbe una novella se vi mancassero i re ed i principi. Tutte le Corti dell'Europa centrale andavano a gara nell'invitarlo e nel colmarlo di onori. Il Granduca di Weimar lo voleva lungamente ospite e lo trattava come un amico; il Re di Prussia lo invitava a pranzo e lo insigniva dell'Aquila Rossa; la Principessa ereditaria gli donava un bell'albo di velluto azzurro.
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