- Povero disgraziato, pensava giusto a prender moglie!... Non domandava altro se non che gli permettessero di occupare un posticino tra i giunchi e di bere l'acqua dello stagno.
Era da due giorni nella giuncaia, quando vennero a trovarlo due anitre selvatiche, o, per dir meglio, due anitroccoli. Erano usciti da poco dall'ovo e perciò erano un po' monelli.
Senti, camerata: sei d'una bruttezza così perfetta, che sei quasi bello, e ti abbiamo preso a ben volere. Vuoi venire con noi, e diventare uccello di passo? Poco lontano di qui, in un'altra palude, abitano certe deliziose anitrelle selvatiche, tutte signorine da marito, che sanno dire qua qua! con un garbo, caro mio... Là, tu pure potrai trovare la felicità, per brutto che tu sia...
Pim, pum! A un tratto si sentirono certi tonfi... e i due anitrotti caddero morti nel canneto, e l'acqua divenne rossa di sangue. Pim, pum! risonò di nuovo; e tutto lo stormo delle anitre si levò di tra' giunchi; e si sentirono altri spari ancora. Era una grande caccia. I cacciatori stavano tutti appostati intorno alla palude: alcuni persino appollaiati tra i rami degli alberi, che sporgevano sopra il canneto. Il fumo azzurrino della polvere passava a fiotti tramezzo ai rami oscuri, e si posava lontano, sull'acqua. I cani penetrarono nella palude. Platsch, platsch! Giunchi e canne si abbattevano da ogni lato. Che spavento fu quello per il povero anitroccolo! Volgeva il capo, per nasconderlo sotto l'ala, quando si vide dinanzi un terribile cane, grosso così, con la lingua che gli pendeva tutta fuor dei denti, e gli occhi che ardevano come carboni accesi.
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