E dove si va per poterla vedere?
- domandò il soldato.
Vederla non si può, in nessun modo!
- dissero tutti a una voce. "Abita un grande castello di rame, con tante e tante cinte di muraglie e tante e tante torri: non ci può andare altri che il Re; perchè fu predetto che avrebbe sposato un soldato semplice, ed il Re non può tollerare una cosa simile."
Mi piacerebbe di vederla!
- pensò il soldato; ma, naturalmente, non c'era da ottenere permessi.
Intanto, passava allegramente le sue giornate: andava a teatro ogni sera, puntualmente; girava in carrozza per i giardini reali, e dava molto danaro ai poveri; e qui, almeno, faceva bene. Non aveva mica dimenticato i giorni della sua prima giovinezza, nè quel che voglia dire essere senza un soldo. Era ricco ora, e aveva bei vestiti, e s'era fatto molti amici, i quali tutti dicevano ch'era un bravo giovanotto e un vero gentiluomo: e ciò al soldato faceva molto piacere. Siccome, però, danaro ne spendeva ogni giorno e mai ne guadagnava, si trovò ridotto, una bella mattina, a non aver più che due soldi; e così dovette sloggiare dall'elegante quartiere che aveva abitato sino allora, e andar a stare in uno sgabuzzino sotto il tetto; e gli toccò lustrarsi da sè gli stivali, e ogni tanto darvi anche qualche punto con un ago da stuoie. Gli amici non venivano più a trovarlo, perchè c'era da salir troppe scale.
Una sera, ch'era buio pesto ed egli non aveva nemmeno di che comprarsi un mozzicone di candela, si rammentò a un tratto d'un pezzetto d'esca, il quale doveva essere ancora nella scatola dell'acciarino, da quel giorno che l'aveva portato su dal cavo dell'albero, dove la strega lo aveva mandato.
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