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      Le peonie si gonfiavano per parer più grandi delle rose: ma non è la grandezza esteriore quella che importa. I tulipani avevano i più splendidi colori, e lo sapevano bene, e si tenevano sempre ritti per farsi meglio vedere. Nemmeno degnavano d'uno sguardo la pratellina appena sbocciata; ed essa quindi, tanto più li guardava, e pensava: "Come sono belli e ricchi! Certo che il magnifico uccello scenderà vicino ad essi e farà loro una visita. Ringrazio Dio d'essere così vicina e di poter ammirare anch'io i signori." E proprio mentr'essa pensava questo... Quirrevit! - ecco che l'allodola venne volando, ma non verso le peonie e i tulipani; no, venne giù invece tra l'erba, presso all'umile pratellina, che per la grande gioia fu così commossa, da non saper più che pensare.
      L'uccellino le fece intorno un balletto, cantando "Com'è vellutata l'erba! che grazioso fiorellino, con l'oro nel cuore e l'argento sulla veste!" Il puntino giallo nel piccolo fiore del prato brillava davvero come l'oro, e le foglioline all'ingiro luccicavano come l'argento.
      Quanto fosse beata la pratellina, no, nessuno può immaginare! L'allodola la baciò col becco, le cantò una canzone, e poi s'alzò di nuovo nell'azzurro. Ci volle un buon quarto d'ora perchè il fiorellino si riavesse. Mezzo vergognoso e pur lieto nell'intimo suo, si guardò attorno, guardò verso i fiori dentro al giardino. Essi erano stati testimoni dell'onore, della felicità che le era toccata in sorte; dovevano comprendere quale gioia fosse quella.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





Dio