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      - osservò la chiocciola.
      Oh, sì. Tutto mi fu donato,
      - disse il rosaio: "Ma a te fu donato di più. Tu sei una di quelle nature pensose, profonde, riccamente dotate, le quali vogliono far meravigliare il mondo".
      Oh, questo non mi passa nemmeno per la mente!
      - esclamò la chiocciola. "Il mondo, per me, è nulla. Che ci ho da fare io col mondo? Ho abbastanza di me stessa e di quello che ho dentro."
      Ma non dobbiamo tutti, su questa terra, dare agli altri il meglio che abbiamo, donare quello ch'è in nostro potere? Certo, io non ho dato altro che rose. Ma tu, con tutte le tue belle qualità, che cos'hai tu dato al mondo? che intendi di dargli?
      Che gli ho dato? che intendo di dargli? Ci sputo sopra io, al mondo. Non merita nulla: non è affar mio. Continua a dar rose tu, se vuoi: tu non puoi fare di meglio. E diano i nocciuoli il loro frutto, e le mucche e le pecore il latte; essi hanno il loro pubblico; ma io ho il mio, dentro di me. Io rientro in me, e vi rimango: il mondo per me è meno di nulla.
      E così dicendo, la chiocciola, rientrò nella sua casetta e si chiuse l'uscio dietro.
      È triste,!
      - disse il rosaio: "Io non potrei rintanarmi così dentro di me, nemmeno se volessi: bisogna che continui a dar rose. E i petali cadono, e il vento li porta via... Ma vidi una volta una rosa nel libro di preghiere di una mamma; ed una delle mie rose stette sul seno d'una bella giovinetta, ed un'altra... un bambinetto la baciò, persino, nella pienezza della sua gioia. Ciò mi fece tanto bene a vedere: mi fu una vera benedizione; ed ora è tutto il mio ricordo, la mia vita!


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345