Il rosaio continuò a fiorire, nella sua innocenza, mentre la chiocciola passava il tempo oziando, rintanata in casa: il mondo non era affar suo.
E gli anni passavano.
La chiocciola era divenuta polvere nella polvere, ed il rosaio terra nella terra; la rosa della ricordanza, nel libro di preghiere, era sbiadita; nel giardino fiorivano nuovi rosai, e sotto i rosai vivevano nuove chiocciole, strisciando ancora nelle loro case, e sputando sul mondo, che non era affar loro.
E se ricominciassimo la storia e la rileggessimo tutta per bene da capo?
Tanto, non muta mai.
L'INTREPIDO SOLDATINO DI STAGNO
C'erano una volta venticinque soldatini tutti fratelli, perchè tutti fusi fuor dallo stesso vecchio cucchiaio di stagno. Avevano il fucile in ispalla, la divisa rossa e turchina, proprio bella, e tutti guardavano diritto dinanzi a sè. La prima cosa che udirono al mondo, quando fu tolto il coperchio della scatola, fu il grido: "Soldatini di stagno!" Chi aveva gridato così, battendo le mani, era un ragazzo, e i soldatini gli erano stati regalati per il suo natalizio. Egli li mise tutti sulla tavola: ogni soldato era identico agli altri; soltanto, per quello che era stato fuso l'ultimo, non era rimasto stagno abbastanza, e così gli era venuta una gamba sola; ma egli stava altrettanto saldo sull'unica gamba, quanto gli altri, che ne avevano due; e fu appunto questo soldatino che si distinse.
Sulla tavola, sulla quale si trovavano, c'erano molti altri balocchi; ma quello che più attirava lo sguardo era un grazioso castello di cartone.
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