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      Quando spuntò il giorno, la burrasca era finita. Della nave, neppure un frammento si vedeva più. Il sole sorgeva rosso infocato fuor dell'acqua, e pareva che i suoi raggi ridonassero un po' di colore e di vita alle gote del Principe; ma gli occhi rimanevano chiusi. La sirenetta gli baciò la bella fronte ampia, e gli ravviò i capelli bagnati; le pareva ch'ei somigliasse alla statua di marmo del suo giardinetto: lo baciò di nuovo, e sperò che non avesse a morire.
      Dinanzi ad essi, stava ora la terra ferma: alte montagne azzurrine, sulle cui vette luccicavano candidi nevai, come branchi di cigni dormenti; e più basso, sulla costa, splendide foreste verdeggianti. Un grande edifizio - forse una chiesa od un monastero - sorgeva là presso. Nel giardino, che gli si stendeva dinanzi, crescevano aranci e limoni, e grandi palme ondeggiavano al di sopra della cancellata. Colà il mare, calmo, ma molto profondo, formava una piccola baia. La sirenetta nuotò verso la rupe, dove l'onda aveva gettato la sabbia più candida; nuotò col bel Principe, e lo depose sulla sabbia, avendo cura di tenergli il capo sollevato contro ai raggi del sole caldo.
      In quella, sonarono tutte le campane del grande edifizio bianco, e molte fanciulle uscirono nel giardino. La sirenetta nuotò allora un po' discosto, tra certe pietre alte, sporgenti dall'acqua; si coperse di spuma il collo ed i capelli, così da rimanere celata, e stette a vedere se alcuno venisse in aiuto del povero Principe.
      Poco dopo, una giovinetta venne da quella parte.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





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