Ad ogni movenza, pareva farsi più bella, ed i suoi occhi andavano diritti al cuore meglio assai che i canti delle schiave.
Tutti n'erano affascinati, e più di tutti il Principe, il quale la chiamava la sua piccola trovatella; ed essa ballava e tornava a ballare, sebbene, ogni volta toccava terra, le paresse di camminare sui coltelli acuminati. Il Principe disse che doveva rimanere sempre alla corte; ed ella ottenne di poter dormire su di un cuscino di velluto, alla porta della camera di lui.
Egli le fece fare un vestito da paggio perchè potesse accompagnarlo quando usciva a cavallo. Andavano per i boschi profumati dove le verdi fronde sfioravan loro le spalle e gli uccellini cantavano tra il novo fogliame. Ella si arrampicava col Principe sulle alte montagne, e sebbene i suoi piedini delicati sanguinassero, così che persino gli altri se ne avvedevano, ella ne rideva e continuava a seguirlo, sin che scorgevano le nubi rincorrersi ai loro piedi, come uno stormo di uccelli migranti verso lontani paesi.
Quando tutti gli altri dormivano, a notte, nel castello del Principe, ella usciva sulla scalinata di marmo. La fredda acqua del mare dava un po' di sollievo ai poveri piedini infocati; e poi stava lì a pensare a' suoi cari, ch'erano giù, nel profondo.
Una notte le sue sorelle salirono tenendosi per mano. Cantavano tristamente lasciandosi portare dalle acque, ed ella accennò loro di lontano: vennero e la riconobbero, e le dissero quanto dolore avesse loro dato. Da allora in poi, vennero ogni notte a trovarla: ed una volta ella vide in lontananza la vecchia nonna, che non era salita a fior d'acqua da anni ed anni, e una volta vide il Re dei mari, con la corona in capo.
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