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      Guardò un'altra volta il Principe, con gli occhi che già si oscuravano... Poi si gettò dalla sponda del bastimento nel mare, dove sentì tutto il suo corpo dissolversi in candida spuma.
      In quel momento, il sole surse fuor dall'acqua. I raggi caddero col soave tepore sulla fredda spuma del mare, e la sirenetta non sentì per nulla la morte. Vide una gloria di sole, e sopra di lei un fluttuare di mille splendide forme eteree. Le scorgeva tra le bianche vele del bastimento e le nubi infocate del cielo: il loro linguaggio era melodia, melodia così spirituale, che nessun orecchio umano avrebbe potuto udirla, come nessun occhio umano poteva veder quelle forme, che, senz'ali, volavano per l'aria. La sirenetta s'avvide di essere divenuta simile ad esse, e con esse s'alzava sempre più alto fuor dalla sua spuma.
      Dove vado?
      - domandò; e la sua voce risonò come la voce di quegli altri esseri, così spirituale, che nessuna musica terrena avrebbe potuto starle a paragone.
      Dalle figlie dell'aria!
      - risposero le altre. "Le sirene non hanno anima immortale, e non possono acquistarla se non ottenendo l'amore di un mortale: la loro vita eterna è sommessa alla potestà altrui. Le figlie dell'aria non hanno, nemmeno esse, anima immortale: ma possono guadagnarsela con le buone opere. Voliamo nei paesi caldi, dove la greve aria pestilenziale uccide gli uomini, e vi portiamo la nostra frescura. Spargiamo nell'aria le fragranze dei fiori, ed apportiamo ristoro e salute. Quando ci siamo ingegnate per trecento anni di fare tutto il bene che possiamo, ci è concessa un'anima immortale, ed abbiamo parte nella felicità eterna degli uomini.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





Principe