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      Così l'albero rimaneva ora del tutto nascosto: probabilmente, lo avevano dimenticato.
      Fuori è inverno, ora
      - pensava l'albero: "la terra è dura e coperta di neve, e non potrebbero piantarmi; sarà per questo che mi tengono qui al riparo sin che non torni la primavera. Quanti riguardi! Che buona gente! Ah, se non fosse questo buio e questa terribile solitudine!.... Mai che si veda nemmeno un leprattino! Era bello, però, il bosco, quando c'era la neve alta, e la lepre passava correndo; sì, anche quando mi passava sopra d'un salto... Allora, mi faceva arrabbiare... Che malinconia in questa solitudine!"
      Piip, piip!
      - disse a un tratto un topolino, e fece qualche passo avanti; e poi ne venne subito un altro, piccolino piccolino. Fiutarono l'abete, e si ficcarono tra mezzo ai rami.
      Fa tanto freddo...
      - dissero i due topolini: "Se non fosse freddo, si starebbe abbastanza comodi quassù; non le pare, vecchio abete?"
      Non son punto vecchio,
      - disse l'abete: "Ce ne sono molti e molti più vecchi di me."
      Di dove viene?
      - domandarono i topolini "E che nuove porta?" (Erano terribilmente curiosi.) "Ci racconti, la prego, del più bel paese del mondo. C'è stato lei? È stato nella dispensa, dove ci sono i formaggi sopra gli scaffali, e i prosciutti pendono dalla travatura, dove si può ballare sui pacchi di candele, dove si va dentro magri e si esce grassi grassi?"
      Non conosco questo paese;
      - rispose l'abete: "Ma conosco il bosco, dove il sole splende e gli uccelli cantano."
      E allora raccontò del tempo della sua giovinezza.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345