Il Maestro di Cappella scrisse un'opera in venticinque volumi sull'usignuolo meccanico - opera molto dotta e molto diffusa, zeppa delle più difficili parole cinesi; ma tutti del popolo affermavano di averla letta e compresa, per paura d'essere giudicati stupidi e d'avere i corpi calpestati.
Così, passò tutto un anno. L'Imperatore, la Corte e tutti gli altri Cinesi sapevano a memoria ogni più lieve gorgheggio nella canzone dell'uccello meccanico. Ma appunto per questo piaceva loro ancora di più perchè potevano accompagnarla cantando essi pure, e così facevano infatti. I monelli, per le vie, cantavano: "Tsi-tsi-tsi-glug-glug!" e l'Imperatore stesso faceva altrettanto. Ah, era proprio bellissimo!
Ma una sera, mentre l'uccello meccanico cantava del suo meglio, e l'Imperatore, disteso a letto, lo stava ad ascoltare, qualche cosa dentro dell'usignuolo fece: "Whizz!" Si udì uno schianto: "Whir-rr!" Tutte le ruote girarono a un tempo, e la musica si arrestò bruscamente.
L'Imperatore balzò dal letto, e fece chiamare il suo medico particolare: ma che poteva farci il medico? Allora fu mandato in cerca d'un orologiaio, e, dopo molte parole e molti esami, l'uccellino fu posto sotto una specie di cura: ma l'orologiaio disse che bisognava trattarlo con molti riguardi, perchè le lamine erano logore, e sarebbe stato impossibile sostituirle con lamine nuove in modo che la musica sonasse egualmente. Il lamento fu generale: solo una volta l'anno fu concesso che l'usignuolo cantasse, ed anche questo era forse già troppo.
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