- disse Cecchino, e principiò a piangere.
Poi dopo, scuoiò il cavallo e stese la pelle a seccare all'aria; quando fu bene asciutta, la mise in un sacco, se la caricò sulle spalle e s'incamminò verso la città, per andarla a vendere.
Ma la strada era molto lunga, e per arrivare alla città bisognava passare una grande foresta nera nera. Scoppiò un fortissimo temporale, e Cecchino smarrì la via; prima che l'avesse ritrovata, calò la sera. Oramai era troppo tardi, tanto per ritornare a casa, quanto per arrivare alla città prima di notte.
A pochi passi dalla strada maestra, c'era un grande cascinale. Le imposte erano chiuse, ma lasciavano intravedere però qualche filo di luce.
Chi sa che non mi diano alloggio per questa notte!
- pensò Cecchino; e andò all'uscio, e picchiò.
La moglie del contadino venne ad aprire; ma quando udì quel che domandava, gli disse di andarsene, che suo marito non c'era, ed ella non prendeva in casa forestieri.
E allora, mi toccherà passar la notte di fuori!
- disse Cecchino; e la donna gli chiuse l'uscio in faccia.
Lì accanto, c'era un pagliaio; e tra il pagliaio e la cascina un piccolo fienile coperto.
Lassù starò benissimo,
- disse Cecchino, guardando il tetto: "Ecco un letto come meglio non potrei desiderare. Speriamo che la cicogna non venga giù a mordermi le gambe." Infatti, una cicogna viva stava ritta sul piccolo tetto, dove aveva fatto il nido.
Cecchino salì dunque sul fienile, proprio su, che toccava il tetto; si sdraiò e si rivoltò, cercando la posizione più comoda.
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