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      Che me ne faccio di questa stupida cassapanca? Pesa come se fosse piena di sassi. Perchè dovrei fare tanta fatica a strascinarla? La butterò nel fiume. Se galleggia sino a casa mia, bene; e se va di sotto, poco si perde.
      E afferrò la cassapanca da un lato, e fece mostra di sollevarla per gettarla nel fiume.
      No! aiuto!
      - gridò il sagrestano dal di dentro: "Prima, lasciami uscire!"
      Uh!
      - esclamò Cecchino, facendo vista d'impaurirsi: "È ancora dentro! Bisogna far presto a buttarlo nel fiume perchè anneghi."
      Oh, no, no!
      - urlò il sagrestano: "Ti darò uno staio intero di quattrini se mi lasci andare."
      Allora è un altro paio di maniche!
      - disse Cecchino; e aperse la cassapanca.
      Il sagrestano saltò fuori in fretta e furia, spinse la cassapanca nel fiume, e andò a casa sua, dove Cecchino ricevette uno staio intero di quattrini. Un altro ne aveva ricevuto dal contadino; sicchè ora aveva la carriuola carica di quattrini.
      Ecco che sono ben compensato del mio cavallo!
      - disse a se stesso quando fu a casa; e scaricò il danaro, facendone un bel mucchio per terra, nel mezzo della sua camera. - "Come arrabbierà Ceccone, quando saprà quanto ricco son divenuto con un cavallo solo! Ma voglio trovare il modo di farglielo sapere."
      Mandò dunque un ragazzo da Ceccone a domandargli a prestito lo staio.
      Che vuol egli farne?
      - si domandò Ceccone incuriosito. E spalmò il fondo dello staio con un po' di pania, per modo che un tantino di quel che vi si misurava vi avesse a rimanere appiccicato. E così fu; poichè quando riebbe il suo staio, ci trovò nel fondo due o tre monete da cinque lire.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





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