Che faccenda è questa?
- gridò Ceccone; e via difilato da Cecchino: "Di dove t'è venuto tanto danaro ?"
Oh, è quel che ho ricavato dalla pelle del mio cavallo. L'ho venduta ieri a sera.
Si può dir ben pagata!
- esclamò Ceccone; e corse a casa in fretta e furia; prese un maglio, e giù sul capo di tutti e quattro i suoi cavalli. Poi li scuoiò, fece seccare al vento le pelli, e le portò a vendere in città.
Pelli! pelli! chi compra pelli?
- gridava per le strade.
Calzolai e conciapelli accorrevano, e gliene domandavano il prezzo.
Uno staio di quattrini ciascuna!
- rispondeva Ceccone.
Sei matto?
- esclamavano quelli: "O che credi che i quattrini noi li abbiamo a staia?!"
Pelli, pelli!
- gridava da capo; ed a chi gli domandava quanto le faceva l'una: "Uno staio di quattrini!" - rispondeva, invariabilmente.
Vuol burlarsi di noi!
- gridarono tutti. E i calzolai con gli spaghi, i conciapelli coi grembiali, incominciarono a batter Ceccone con quanto fiato avevano.
Ah, pelli, pelli, eh?!
- e gli facevano il verso: "Te la conceremo noi la tua pelle, e per le feste, sin che ne spicci il rosso! Fuori dalla città, fuori per il tuo meglio!" Ceccone non se lo fece dir due volte, e via a gambe, più presto che potè; perchè mai in vita sua gli era toccata una sferzata a quel modo.
Bene, bene,
- disse, quando fu a casa: "Cecchino me l'ha da pagare, questa; me la pagherà con la vita."
Intanto, a Cecchino era morta la nonna. Essa era stata molto severa, molto dura con lui; ma, ciò non ostante, egli aveva provato grandissimo dolore per questa perdita; e aveva preso la povera morta e l'aveva portata nel proprio lettuccio, caldo caldo, per vedere se a volte mai non gli riuscisse di farla tornare in vita.
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