- disse forte l'oste. Ma la vecchia non rispose sillaba, e non si mosse. - "Avete capito!" - gridò l'oste con quanta voce aveva in gola: "Vostro figlio mi manda; vostro figlio! con questo bicchiere di sidro!"
E glielo urlò un'altra volta, ancora più forte; ma poi che quella si ostinava a non udire, alla fine si arrabbiò e le gettò in faccia il bicchiere: così che il sidro le gocciolava dal naso ed essa cadde giù dal sedile, perchè era stata messa su ritta, ma non legata.
Olà!
- gridò Cecchino, uscendo di corsa dalla locanda e prendendo l'oste per il petto: "Che hai tu fatto? Guarda che po' po' di buco ha in fronte!"
Ah, che disgrazia, che disgrazia!
- gridava l'oste, torcendosi le mani: "E tutto per questo maledetto caratteraccio! Caro il mio Cecchino, ti darò uno staio di quattrini, e farò alla tua nonna un funerale, che nemmeno fosse la mia; ma non lo dire a nessuno, non mi rovinare. Se no, mi taglieranno la testa, e sarebbe tale una seccatura..."
Così, Cecchino ricevette ancora un altro staio di quattrini, e l'oste fece alla nonna un funerale, che nemmeno fosse stata la sua. E quando Cecchino fu tornato a casa, subito mandò il ragazzo da Ceccone, a domandare a prestito lo staio.
Che faccenda è questa?
- disse Ceccone: "O non l'ho ammazzato? Voglio andare da me e vederci chiaro." E andò egli stesso da Cecchino con lo staio.
Ma come? Di dove t'è venuto tutto codesto danaro?
- domandò; e spalancò tanto d'occhi alla vista del mucchio. "Tu hai ucciso la mia nonna e non me;" - rispose Cecchino: "ed io sono andato e l'ho venduta, e me n'hanno dato uno staio pieno di quattrini.
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