Cominciò a nevicare, ed ogni fiocco di neve che le cadeva sopra era per essa come tutta una palata sopra uno di noi, perchè noi siamo grandi ed essa era alta forse appena due dita. Si ravvolse in una foglia secca, ma quella si spaccò per metà, e non valse a riscaldarla - ed essa tremava di freddo...
Vicino al bosco nel quale abitava, c'era un campo di grano; il grano, però, non c'era più da un pezzo; soltanto le stoppie secche spuntavano dal terreno gelato. E queste, per essa, rappresentavano come una grande foresta, dove si aggirava tutta tremante di freddo... Una volta arrivò all'uscio del topo di campo. Questo topo s'era fatto un piccolo buco sotto ai fusti del grano, e là viveva al caldo, con tutti i suoi comodi, ed aveva una stanza intera piena di grano, una magnifica cucina ed una dispensa. La povera Pollicina stava alla porta, proprio come una piccola mendicante, e domandò in carità un mezzo chicco d'orzo, perchè erano due giorni che non aveva assaggiato nemmeno un bocconcino.
Povera creaturina!
- esclamò il topo, perchè, dopo tutto, era un buon vecchio topone: "Vieni nella mia stanza calda e desina con me."
E poi, siccome i modi di Pollicina gli piacquero, le disse: "Se vuoi, puoi rimanere con me anche tutto l'inverno, ma, in pagamento, devi tenermi pulite e ordinate le stanze, e raccontarmi qualche novellina, perchè ho un debole per le novelle io."
E Pollicina fece come aveva detto il buon vecchio topone, e passò un ottimo periodo di quiete in casa di lui.
Presto avremo una visita,
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Pollicina Pollicina Pollicina
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