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      Vieni, vieni con me, cara Pollicina, che mi hai salvato la vita, quando giacevo gelata nel buio sotterraneo."
      Sì, verrò con te!
      - disse Pollicina; e sedette sul dorso dell'uccello: posò i piedini su di un'ala spiegata e legò fortemente la propria cintura ad una delle penne maestre. Poi la rondinella spiccò il volo, per boschi e per mari, su su alto, al di sopra delle montagne dove la neve non si scioglie mai; e Pollicina sentiva freddo nell'aria frizzante; ma allora si ficcava sotto le penne della rondine e stava lì, al calduccino, e non metteva fuori il capo se non per ammirare tutte quelle bellezze tra le quali passava.
      Alla fine arrivarono nei paesi caldi. Là il sole splendeva più vivido che da noi; il cielo sembrava il doppio più alto; sui poggi e nei campi, filari di viti che non finivano più, e sulle viti grappoloni enormi color di viola e d'oro; i limoni e gli aranci formavano boschi addirittura, tutti carichi di frutta: l'aria era profumata di mirto e di rose e nelle strade era tutta un'allegria di bimbi che giuocavano a rincorrere le farfalle screziate di mille colori. Ma la rondine non si fermò neppur lì; e vola, e vola, e vola, più volavano e più bello diveniva tutto all'intorno. Finalmente, sotto a certi begli alberi verdi, alti alti, presso ad un lago azzurro, eccoti un bel palazzo di marmo bianco e lucente. La vite si arrampicava per gli alti colonnati; sotto al tetto c'erano molti nidi di rondine, ed in uno di questi stava di casa la rondinella che aveva portato Pollicina.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





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