Non c'è da meravigliarsi, dunque, che al bel Principe Pollicina dicesse di sì. E fuori da ogni fiore vennero un cavaliere e una damina, così bellini, che era un incanto starli a guardare; e ciascuno portò a Pollicina il suo regalo di nozze; ma il regalo più gradito fu un bel paio d'ali, che avevano appartenuto ad una grande mosca bianca. Queste furono attaccate alle spalle di Pollicina, e allora ella potè volare da fiore a fiore. E fecero grandi feste, e pregarono la rondinella di cantare, dall'alto del suo nido, la canzone di nozze. La rondinella ci mise tutto l'impegno e cantò del suo meglio; ma in fondo al cuore era triste, perchè voleva tanto bene a Pollicina, tanto bene, e avrebbe voluto tenerla sempre con sè.
Non devi più chiamarti Pollicina,
- le disse il Re: "È un nome troppo brutto e tu sei troppo bella: da ora in poi, ti chiameremo Maia."
Addio, addio!
- disse la rondinella; e dai paesi caldi, volò via di nuovo, via di lì, via di lì, verso il pallido cielo di Danimarca. Ritrovò il suo piccolo nido, sopra la finestra dell'uomo che sapeva raccontare le novelle, ed a lui cantò tutto quanto vide lì, videvidevidevit; e così siamo venuti a risaperlo anche noi.
GALLETTO MASSARO E GALLETTO BANDERUOLA
C'erano due galletti - uno sul letamaio ed uno sul tetto; e tutti e due pieni di boria. Chi poi valeva meglio? Ditemi pure la vostra opinione; ma, tanto, io mi terrò la mia.
Uno steccato divideva il cortile dov'era il pollaio da un altro cortile, nel quale cresceva, sopra un mucchio di letame, una grossa zucca, pienamente convinta d'essere una pianta rara.
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Principe Pollicina Pollicina Pollicina Pollicina Pollicina Maia Danimarca
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