Io li aveva consigliati a traversare la Svezia, ma il vecchio non ne volle sapere. Non progredisce punto coi tempi, e questo, a dir vero, non mi piace."
In quella, i fuochi fatui giunsero saltellando, uno più veloce dell'altro; e così, per forza, il più veloce di tutti arrivò primo.
Vengono! vengono!
- gridarono.
Dammi la mia corona! Largo! Lasciami mettere al chiaro di luna!
- disse il Re degli Elfi.
Le figliuole levarono alte le belle sciarpe lucenti e s'inchinarono sino a terra.
Ed ecco il vecchio Gnomo di Dovre, con in capo la corona di ghiacciuoli alternati con pine di abete ben lucidate, con la pelle d'orso bianco a guisa di manto, e gli stivaloni da padule. I due figliuoli, in vece, avevano il collo e le gambe nude e il vestito alla scozzese, perchè erano due pezzi d'uomini, robusti e vigorosi.
È un Monte questo?
- domandò il più giovane dei due, e additò il Monte degli Elfi: "Da noi in Norvegia, lo si chiamerebbe una buca!"
Giovanotto!
- fece il vecchio Gnomo: "Le buche rientrano e i monti sporgono: non hai occhi in testa?"
L'unica cosa che li facesse stupire, dissero, era l'intendere così facilmente la lingua del paese.
Non mi fate gli scimuniti!
- disse il vecchio "Si direbbe che non foste per anco divezzati!"
E andarono nell'interno del Monte degli Elfi, dove in tanto una scelta società s'era adunata, così prontamente, da sembrare che l'avesse soffiata lì una folata di vento. Per ciascuno era preparato un posto adatto. Le Fate del mare, per esempio, sedevano a tavola in grandi semicupi, così che, dissero, si sentivano come a casa loro.
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