Qui, tu l'hai detta giusta!
esclamò la Penna: "Tu non pensi niente affatto; perchè se tu pensassi, comprenderesti che non fai altro se non fornirmi la fluidità. Tu fornisci il mezzo perchè io possa mostrare sulla carta quello che ho dentro, e quello che voglio mettere in luce: ma la penna scrive. Di questo nessun uomo dubita; e in verità che molti uomini non hanno più intelletto di poesia d'un vecchio calamaio!"
Tu hai poca esperienza ancora!
- rispose il Calamaio: "Sei in servizio appena da una settimana, e sei già logora. T'immagini forse d'essere tu il Poeta? Non sei che una serva; e prima che venissi tu, ne ho conosciute molte della tua condizione, alcune della famiglia delle oche ed altre venute da una fabbrica d'Inghilterra. Conosco la penna d'oca e quella d'acciaio. Ne ho avute molte al mio servizio e molte altre ancora ne avrò, quando verrà l'uomo che si affatica tanto per me e scrive tutto quello che da me deriva. Mi basterebbe sapere che cosa trarrà fuori da me la prossima volta!"
Pentolo da inchiostro!
- schizzò la Penna stizzita.
La sera, tardi, il Poeta ritornò a casa. Era stato ad un concerto, dove aveva udito un violinista famoso, ed era entusiasta di quella mirabile esecuzione. L'artista aveva cavato una meravigliosa ricchezza di suoni dallo strumento: tal volta, sembravano gocciole d'acqua cadente, perle sgranate in bacili d'argento, o canti d'augelli gorgheggianti in coro; tal altra, in vece, i suoni parevano gonfiarsi come la raffica del vento tra gli abeti. Al Poeta sembrava di sentire il pianto del suo proprio cuore, ma un pianto melodioso, come un canto dolcissimo di donna.
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