Pozzo nero!
- gridò la Penna.
Scopa da scrivere!
- rimbeccò il Calamaio.
Tutti e due erano convinti d'aver risposto bene all'insulto; e quella d'aver risposto a dovere è sempre una convinzione piacevole, sulla quale si può dormir tranquilli. Infatti, tutti e due si addormentarono: ma il Poeta non dormiva. I pensieri sorgevano dall'intimo suo, come le note del violino, cadevano come perle, urlavano come raffiche di vento a traverso la foresta: in quei pensieri egli chiariva a se stesso il proprio cuore, e vi coglieva un raggio dell'Eterno Maestro.
A Lui solo tutta la gloria!
L'ULTIMA PERLA
Era una casa ricca, una casa felice. Tutti, padroni e domestici e amici di casa, erano contenti ed allegri. Quel giorno, un erede era nato - un figlio maschio; e mamma e bambino stavano benone.
La lampada, nella bella camera da letto, era velata a mezzo; pesanti tende di seta preziosa pendevano alle finestre, chiuse accuratamente; il tappeto era folto e morbido come il musco: tutto invitava al sonno, al riposo che ristora le forze. Nemmeno l'infermiera aveva saputo resistere all'invito, e infatti s'era addormentata: niente di male, del resto, poi che tutto andava per il meglio, e tutto era contentezza.
Lo Spirito ch'era a guardia della casa stava a capo del letto: sopra il bambino, che riposava sul petto della mamma, era stesa come una rete di stelle scintillanti, - una magnificenza: ciascuna era una perla della felicità. Tutte le buone fate della vita avevano portato il loro dono al neonato; qui brillava la salute, lì la gioia, la ricchezza, l'amore; tutto, in somma, quel che di meglio possono desiderare gli uomini sulla terra.
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