No, che non finisce!
- disse il lino: "Il sole splenderà anche domani, e la pioggia fa tanto bene... Mi vedo crescere, mi sento tutto in fiore: chi più felice di me?"
Ma un giorno venne certa gente, che prese il lino per il ciuffo e lo strappò di terra con le radici e tutto: ah, che male! Poi fu messo nell'acqua, come se volessero affogarlo; e subito dopo nel fuoco, come volessero arrostirlo: una cosa terribile!
Non si può mica andar sempre bene a questo mondo!
- disse il lino: "Qualche cosa bisogna pur patire, se si vuol imparare!"
Ma la andò di male in peggio. Il lino fu macerato, battuto e scosso, franto, mondato e maciullato. Sapeva appena come fossero chiamate le operazioni che dovette subire. Lo misero sul filatoio, e vrrr! vrrr! vrrr! - non c'era verso di raccogliere nemmeno i proprii pensieri.
Sono stato troppo felice!
pensava, in mezzo alle sue pene: "Bisogna esser grati del bene che si è avuto in giovinezza. Esser grati, grati, grrr..." - e continuò a ripeterlo sin che fu messo sul telaio, e divenne una magnifica pezza di tela. Tutti i fusti del lino, tutti sino all'ultima fibra, furono adoperati per fare una sola pezza.
,"Ah, che meraviglia! Non l'avrei mai creduto! Come son sempre fortunato io! Sì, i pali dello steccato la sapevano lunga davvero col loro
Cri-crac-cri! Cri-crac-cri!
Ma se la canzone non finisce nemmeno qui! Chè, anzi, comincia ora. Ah, è una cosa meravigliosa!
Se ho sofferto, sono anche riuscito a qualche cosa: sono più felice di tutti al mondo! Mi sento così forte e soffice, mi vedo così bianco e lungo!
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