.. Ma io nulla faccio per danaro!" - disse Serralocchi.
Che faremo questa sera?
- domandò Hjalmar.
Non so se t'importa di andare ad un'altra festa di nozze, questa sera. È di un genere tutto diverso dalla festa di ieri. La bambola grande di tua sorella quella col viso da uomo, che si chiama Ermanno, prende in moglie la bambola che ha nome Berta. Di più, siccome oggi è il natalizio delle due bambole, i doni non mancheranno.
Oh, lo so!
rispose Hjalmar: "Ogni volta che le bambole hanno bisogno di un vestito nuovo, mia sorella usa festeggiare il loro natalizio o celebrare qualche matrimonio. Mi ci ha già invitato cento volte!"
Sì, ma questo è il centesimoprimo matrimonio, e quando ne son passati cento e uno, non se ne fanno più; per ciò è così splendido. Ma guarda!
Hjalmar si volse a guardare la tavola. C'era la casina di cartapesta, con tutte le finestre illuminate, e dinanzi ad essa tutti i soldatini di stagno presentavano le armi. Gli sposi sedevano a terra, molto pensierosi, - e ne avevano di che! - e si appoggiavano contro una gamba della tavola. Serralocchi, che aveva indossato il vestito di seta nera della nonna, li sposò. Finita la cerimonia, tutti i mobili intonarono insieme questa bellissima canzone, che la matita aveva scritta apposta per la circostanza, adattandola alla fanfara dei soldatini di stagno:
Vola vola, canzone giuliva,
Agli sposi sull'ali del vento!
Se son muti, è pur muto il contento,
Se son ciechi, è pur cieco l'Amor.
Agli sposi felici un evviva!
Se stan lì duri in un canto,
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