Dia retta, signor Serralocchi! Lo sa lei,
- disse un vecchio ritratto, che pendeva dalla parete nella cameretta di Hjalmar: "Lo sa lei che io sono il nonno del nonno di Hjalmar? La ringrazio delle novelle che racconta al ragazzo; ma non bisogna confondergli le idee, però. Le stelle non si possono tirar giù e lustrare, intendiamoci! Sono mondi, come questa nostra terra, ed è per l'appunto questo il loro maggior pregio."
Grazie, vecchio Trisavolo!
- disse Serralocchi: "Ti ringrazio tanto! Tu sei il capo della famiglia, il vecchio antenato, e sta bene; ma io sono più vecchio di te! Io sono un antico pagano, e i Greci e i Romani mi chiamavano il Dio dei sogni. Ho frequentato le più nobili case, e sono ammesso dovunque, per tua regola, ancora adesso. Guarda tu se non mi saprò regolare tanto su quello che va detto ai grandi, quanto su quello che va detto ai piccini! Libero a te, del resto, di prendere il mio posto e di raccontare quello che più ti piace!" - E Serralocchi prese il suo ombrello e se ne andò pei fatti suoi.
Oh, quanta furia!
- brontolò il vecchio ritratto: "Al giorno d'oggi, nemmeno si può fare un'osservazione, a quanto pare!"
In quella, Hjalmar si destò.
DOMENICA
Buona sera!
- disse Serralocchi; e Hjalmar rispose al saluto, ma corse subito a voltare contro il muro il ritratto dell'antenato, perchè non gli saltasse il ticchio di interromperli, come aveva fatto la sera innanzi.
Ora, devi raccontarmi le novelle; sai, quella dei cinque piselli che vivevano in un baccello, e quella della zampa di gallo che faceva la corte alla zampa di gallina, e quella dell'ago da stuoie, che si dava tante arie perchè si credeva un ago da cucire.
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