Tremavano e piangevano e volevano balzar giù dal cavallo; ma non potevano: pareva che ci avesser messo radici.
Ma la Morte è una bellissima Madonna Serralocchi!
- disse Hjalmar. "Io non ho paura di lei."
E non c'è in fatti da averne paura,
- rispose Serralocchi, "basta stare attenti e portarle un libro con buoni punti..."
Oh, bene! Qui, almeno, c'è qualche cosa da imparare!" - brontolò il ritratto del Trisavolo: "Oggi non ha raccontato più tante frottole come ieri. Anche un'osservazione fatta a tempo, tal volta giova." E parve più sodisfatto.
* *
Ecco: questa è la mia novella di Serralocchi, e io non ne so altre; ma se questa sera viene, puoi fartene raccontare una da lui.
IL GORGO DELLA CAMPANA
Din don, din don!
- si sente risonare dal gorgo della campana, in fondo al piccolo fiume di Odense. Che fiume è questo, tu dici? Ma non v'è bambino, nella vecchia città di Odense, che non lo conosca, perchè esso bagna tutti i giardini dei dintorni, e scorre sotto ai ponti di legno, dalla chiusa sino al molino. Nel fiume crescono le ninfee gialle e le canne dalle bacche brune e vellutate; vi crescono i giunchi scuri, alti e folti, e certi vecchi salici intisichiti, contorti, coi tronchi tutti spaccature, si sporgono sovra il fiume, dalla Palude dei Monaci e dal Prato delle Lavandaie. Di contro alla palude, ci sono giardini e giardini, e tutti differenti gli uni dagli altri; alcuni ben ravviati, con bei fiori e villette che sembrano casine di bambole; altri coltivati soltanto a cavoli; e qua e là i giardini non si vedono più, celati dai folti gruppi dei sambuchi, che stendono le rame lungo la riva e s'incurvano sulle acque correnti, tanto profonde, in certi punti, che il remo non giunge a toccare il fondo.
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