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      Din don dan!
     
      C'È DIFFERENZA
     
      Era il mese di maggio. Il vento spirava, sì, ancora freddo e tagliente; ma alfine la primavera era giunta anche in Danimarca, dove il suo carro arriva tirato dalle tartarughe: cespugli ed alberi, campi e prati, tutti lo dicevano: ecco la primavera! C'era abbondanza di fiori da per tutto, persino sulle siepi; e la Primavera faceva in persona i suoi affari, predicando da un piccolo melo, che non aveva messo se non un unico ramoscello. Ma il ramoscello era fresco, coperto di fiorellini rosei, lì lì per aprirsi, e sapeva benissimo di esser bello, perchè tale coscienza è nella foglia come nel sangue. Per conseguenza non fu punto sorpreso quando una carrozza di gran casa si fermò proprio di contro a lui, sulla strada maestra, e la giovane contessa disse che un ramoscello di melo in fiore è la più bella cosa che si possa vedere, vero simbolo della primavera nella sua forma più gentile. Il ramoscello fu colto con ogni cura, ed essa lo tenne nella mano delicata, e gli parò il sole col suo ombrellino di seta, mentre la carrozza tornava al castello. Quivi gli atrii spaziosi e le lunghe file di stanze si apersero per accogliere la castellana. Le candide tende erano mosse dall'aria: dentro a grandi vasi di puro cristallo stavano i più splendidi fiori; e in uno di questi vasi, che sembrava scolpito nella neve appena caduta, fu collocato il ramoscello di melo tra alcune verdi fronde di betulla. Era proprio un piacere vederlo.
      Ma il ramoscello mise superbia; il che, del resto, è molto umano.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345

   





Danimarca Primavera