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      La porta del terrazzo di contro era socchiusa, e dall'interno giungeva una musica così soave, così deliziosa, che solo all'udirla ci si abbandonava ad una dolce fantasticheria. Sembrava proprio opera di magia. Ma chi viveva là dentro? Quale era il vero ingresso di quella casa? Perchè, tanto verso la strada quanto verso il vicolo di fianco, tutto il pianterreno era occupato da botteghe, l'una accanto all'altra; nè la gente poteva passar sempre dalle botteghe.
      Una sera, lo scienziato era seduto nel suo terrazzino: nella stanza, dietro a lui, ardeva una lucerna, ed era più che naturale quindi che la sua ombra andasse a cadere sul muro della casa di contro; l'ombra era per l'appunto seduta tra i fiori del terrazzino misterioso, e quando lo scienziato si moveva, anche l'ombra, naturalmente, si moveva.
      Io credo che la mia ombra sia l'unica cosa viva in tutta quella casa!
      - disse l'uomo dotto: "Guarda come s'è messa a sedere per benino tra i fiori! La vetrata è socchiusa; se fosse un'ombra un po' accorta, dovrebbe avere il buon senso di entrare, di dare un'occhiata, e poi di venire a raccontarmi quello che ha veduto. Sì, ti renderesti almeno un po' utile," - soggiunse scherzando, "se tu entrassi. Su via! Vuoi andare?" E fece un cenno all'ombra, e l'ombra fece un cenno di rimando. "Va' dunque! ma non rimanere troppo!" Lo scienziato si alzò, ed anche l'ombra nel terrazzino di contro si alzò; e lo scienziato si volse, per rientrare in casa, e chi avesse guardato attentamente, avrebbe notato come anche l'ombra entrasse per la vetrata socchiusa della casa di contro, proprio nell'istante medesimo in cui lo scienziato rientrava in casa, lasciando ricadere la tenda dietro di sè.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345