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      L'ombra sapeva accaparrarsi al momento giusto il posto d'onore, ma lo scienziato nemmeno vi poneva mente: era così buono, così semplice, mite, modesto!... Un giorno, anzi, disse all'ombra:
      Poi che siamo compagni di viaggio, e cresciuti insieme da bambini in su, non le parrebbe meglio che ci dessimo del tu ? È più confidenziale.
      Ella dice una cosa,
      - rispose l'ombra, la quale era oramai il vero padrone, "inspirata certo a benevolenza ed a franchezza. Io le risponderò con altrettanta franchezza e benevolenza. Ella, ch'è uomo dotto, sa meglio di me quanto sia capricciosa la natura. Ci sono uomini che non possono sentir l'odore della carta bollata senza dar di stomaco; altri rabbrividiscono sentendo strisciare un coltello contro un piatto; ed io, per conto mio, provo la stessa identica impressione quand'ella mi dà del tu; mi par di sentirmi opprimere, calpestare, tale e quale come quand'ero nella mia antica posizione presso di lei. Vede ch'è questione d'impressione, non di superbia. Non posso lasciarmi dar del tu da lei, ma le darò molto volentieri io del tu; e così il suo desiderio sarà almeno in parte sodisfatto."
      E da allora in poi l'ombra diede del tu al suo antico padrone.
      Questa è un po' grossa!
      - pensò l'uomo dotto: "Che io abbia a dargli del lei, e ch'egli abbia a darmi del tu!..." Ma dovette chinar il capo.
      Giunsero in un luogo di bagni, dov'erano molti stranieri, e tra questi una giovane principessa bellissima, la quale aveva questa sola malattia, che vedeva troppo chiaro - ed anche questa procura molte noie.


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40 Novelle
di Hans Christian Andersen
pagine 345