È veramente un grande dolore per me: mi ha servito fedelmente per tanti anni...
disse l'ombra, e finse di sospirare.
Tu hai un nobile carattere!
- disse la principessa al suo promesso sposo.
La sera tutta la città fu illuminata: furono tirati cento e cento colpi di cannone - bum! bum! - e i soldati presentarono le armi. Quelle furono feste di nozze! La principessa e l'ombra si affacciarono al balcone di mezzo del palazzo, per ricevere il saluto del popolo con un'altra salva di applausi.
Ma l'uomo dotto nulla sentì di quelle feste, di quella allegria; perchè, senza tanti discorsi, la mattina presto lo avevano impiccato.
IL PICCOLO TUK
Sì, proprio il piccolo Tuk. Il suo nome, veramente non era Tuk; ma, quando non sapeva ancora parlare ben chiaro, s'era chiamato così da sè. Voleva dire Carletto; e, del resto, fa lo stesso: tutto sta intendersi.
Quel giorno, Tuk doveva badare alla sua sorellina Gustava, ch'era molto più piccina di lui; e, nello stesso tempo, doveva imparare la lezione: ma le due cose non andavano troppo bene insieme.
Il povero ragazzo era lì seduto, con la sorellina sulle ginocchia, e, per chetarla, le cantava tutte le canzoncine che sapeva: di tratto in tratto dava anche un'occhiata al libro di geografia, che teneva aperto dinanzi... Per domani, doveva sapere a memoria tutte le città dell'isola di Seeland, ch'è la più grande e la più fertile delle isole danesi; e di quelle città doveva poi sapere tutto quanto si può onestamente sapere, di tutte, una per una.
Finalmente, la mamma, ch'era uscita, tornò a casa, e prese in collo la piccola Gustava.
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