Quegli che tossiva così era Novembre, molto seccato da una tremenda infreddatura: già, a lui, diceva, fruttava più il naso della tasca. E a mal grado dell'infreddatura, gli toccava andar in giro con le nuove cuoche e le domestiche, per condurle a far le provviste ed insegnar loro il servizio d'inverno. Diceva che si sarebbe liberato de' suoi malanni andando al bosco a far legna: doveva spaccarla e segarla, perchè era Gran Guardiano nella Confraternita dei segantini e fornitore del focolare. Passava la sera a intagliare suole di legno per i pattini, perchè sapeva bene, diceva, che tra poche settimane ci sarebbe grande richiesta di quel genere di calzature.
Finalmente, comparve l'ultimo viaggiatore, il vecchio nonno Decembre, con lo scaldino in mano. Era tutto intirizzito, ma gli occhi gli brillavano vividi come due stelle e teneva tra le braccia un vaso da fiori, dove cresceva un piccolo abete.
Avrò cura di quest'alberello, perchè cresca bene, e per la sera di Natale possa arrivare con la vetta a toccare il soffitto, a ad ornarsi di cento candeline colorate, e di mele d'argento e di figurine una più bella dell'altra. Questo scaldino manda un calore, che pare una stufa... Caverò di tasca il libro delle novelle e leggerò forte, per far che tutti i bambini di casa stieno buoni buoni. E allora le figurine dell'albero di Natale diverranno vive, e il piccolo angelo di cera spiegherà le alucce di stagnola dorata e volerà giù dalla vetta dell'albero, e bacerà grandi e piccini, tutti quelli che sono nel salotto caldo, ed anche i poveri bambini che stanno fuori in istrada, e cantano la canzone della stella di Betlemme.
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