Com'è alto lassù, dove abitan loro!
- pensò il rospo: "Ah, poter andare alti a quel modo!..."
Nella fattoria vivevano due giovani studiosi; l'uno era poeta, l'altro era scienziato, e frugava i secreti della natura. L'uno cantava e scriveva lietamente di tutte le cose create da Dio, e del modo in cui si rispecchiavano dentro al suo cuore. Cantava il suo canto limpido, breve, armonioso, in versi bene sonanti, mentre l'altro sviscerava la stessa materia creata, e la squarciava, e la sminuzzava, persino, se ce n'era bisogno. Il giovane naturalista considerava la creazione di Dio come un grande totale aritmetico; sottraeva, moltiplicava, provava e riprovava, per conoscerlo dentro e di fuori, e per poterne parlare dottamente. E il partito era savio, in fatti; ed egli parlava dottamente e serenamente. Erano buoni giovanotti, in fondo, e allegri tutti e due.
Ecco un buon tipo di rospo!
- disse il naturalista: "Bisogna che lo metta in un vaso di spirito."
Ne hai già due!
- disse il poeta: "Lascia che quella povera bestia si goda in pace la vita!"
Ma è così meravigliosamente brutto...
- insistette il primo.
Sì, se potessimo trovargli la gemma nel capo,
- disse il poeta, "anch'io ci starei, e ti aiuterei, anzi, a farlo a pezzi!"
La gemma!
- esclamò il naturalista: "Davvero sembri saperne molto in fatto di storia naturale!"
E pure, c'è molta poesia nella credenza popolare che giusto il rospo, il più brutto degli animali, debba spesso avere nel capo la gemma più preziosa! Non accade forse lo stesso per gli uomini?
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Dio Dio
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