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      La campana sonava terribilemente. La iente trasse a Campituoglio. Là traie la baronia e·lli populari. Lo buono capitanio parlao e disse ca venuti erano per entrare in Roma, per mozzare le zinne delli pietti delle donne de Roma. Moito inanimao la iente. Poi partìo la iente in doi parte. De l'una parte fu capo esso, dell'aitra fu capo Iacovo de Saviello, lo quale fu mannato alla porta de Santo Ianni, quale se dice porta Maiure. E questo perché sapeva ca quella iente se era partuta e veniva da doi porte, parte da porta Castiello, parte da porta Maiure. Ma non venne così, ca, como Dio voize, fu dato lo dìe de santo Agnilo. Quelli intesero lo dìe po' santo Agnilo. Donne la cosa venne falluta, ca non vennero alle porte ad uno ponto né ad uno dìe. Quanno Iacovo ìo alla porta, non trovao alcuno. Là se tenne senza alcuno impaccio conestavilito. Dall'aitra parte cavalca Sciarra con sio confallone. Granne ène la cavallaria. Sette rioni se abiaro denanti armati. Esmesurato era lo puopolo. Ionze a ponte de Santo Pietro. Io me recordo che in quella notte uno cavalieri romano armato, essenno cavalcato a ponte, odìo una trommetta de nimici. Volenno fuire tramazzao da cavallo. Lassao lo cavallo e vennesene a pede. Sacci ca non abbe carestia de paura! Quanno lo puopolo fu ionto a ponte, allora se faceva dìe. Era la aurora. Allora Sciarra commannao che·lla porta dello brunzo fossi operta. La folla era granne. Moito fuoro storditi li nimici, vedenno per lo ponte li moiti pennoncielli. Sapeno ca onne pennone avea venticinque uomini.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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