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      Infra li quali fu Bertollo capo de parte Orsina, capitanio della Chiesia e della parte guelfa. E se non fusse che Sciarra lo portava in groppa, li Romani lo àbberano muorto. Aitra iente non fece defesa, cioène Napoletani, Provenzali, Franceschi, Pugliesi. Tante fuoro le corpora morte che nude iacevano, che non se pote dicere. Per tutta piazza de Castiello fi' a Santo Pietro, da Santa Maria in Trespadina, da piazza de Santo Spirito, per tutte puortica, dalli Armeni, per onne strada iacevano como la semmola seminati, tagliati, nudi e muorti. Là fra questa iente iaceva lo conte de Santo Severino e moita aitra bona iente: la vista lo mustrava.
      Ora se delequa lo principe con quella soa iente che potéo cogliere. Po' moiti dìe fuoro trovati uomini muorti per le vigne, armati, nelle capanne e nelli cupi delli arbori, li quali nello stormo erano stati feruti. Per la via lo spirito li avea abannonati. Sciarra tornao a Campituoglio con granne triomfo. Bello pallio mannao a Santo Agnilo Pescivennolo e uno bello calice per merito e onore de questa romana vittoria. In questo tiempo fuoro fatte quelle maladette parte, Guelfi e Gebellini, li quali non erano stati 'nanti, anco erano stati Bianchi e Neri. Una sera, quanno la iente lassa opera, appriesso allo cenare nella citate de Fiorenza se appicciaro doi cani. L'uno abbe nome Guelfo, l'aitro Gebellino. Forte se stracciavano. A questo romore de doi cani la moita iovinaglia trasse. Parte favorava allo Guelfo, parte allo Gebellino. Quanno se fuoro li cani [...]


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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